martedì, agosto 03, 2010

adempimento e desideri


A Osias Kormann

Amsterdam 4 novembre 1942
mercoledì pomeriggio


Kormann, mio Kormann, qui abbiamo già un tempo così piovoso e freddo, chissà come state voi, con il poco cibo e le scarse coperte. Oggi il mio cuore è così, così triste pensando a voi. Ma chissà, forse voi non c'entrate affatto, e sono piuttosto io a essere un po' depressa e impaziente perchè la tiro tanto per le lunghe. E allora come stai, mio caro? Hai gia traslocato e hai avuto molte seccature per questo?

Durante una delle nostre passeggiate attorno al campo giallo di lupini abbiamo parlato di desideri e del loro adempimento. Te ne ricordi ancora? In una lettera del mio poeta Rainer Maria Rilke c'è un passo splendido su questo tema.
Forse il tuo collega Haussmann ribadirebbe amaramente. "Non è tempo di poeti e filosofi". Io non so se abbia ragione, in ogni caso ti trascrivo quelle poche frasi, forse ti faranno piacere in un momento di calma (se mai ti succede di averne):

"Mi accade sovente di domandarmi se esista un vero rapporto fra adempimento e desideri. Certo, fintanto che il desiderio è debole, esso è simile a una metà che per diventare autonoma ha bisogno del proprio adempimento come di un'altra metà. Ma i desideri possono germinare in modo così meravigloso da diventare un tutto, pieno e intero, che non si lascia più completare e ormai si accresce, si forma e si riempe solo dall'interno. A volte si potrebbe credere che alla radice di una vita grande e intesa ci sia proprio stato un coinvolgimento in desideri eccessivi che come una molla interiore hanno riversato nella vita azione su azione, effetto su effetto; e quasi non rammentando il proprio fine originario, diventati ormai elementari come un'impetuosa cascata, si sono trasformati in azione e cordialità, in presenza e immediatezza, in lieto coraggio, a seconda degli eventi e delle circostanze che li avevano provocati."


Questo è quanto per oggi. Salutami per favore il Dr. Petzal per cui provo tanta simpatia.

Rivedo spesso il suo viso, segretamente malinconico sotto una maschera ironica. Non credo avrà la vita facile nella sua casupola sovraffollata.
Ahimè, forse la vita non sarà facile per nessuno di voi....
Vorrei tanto ritornare presto per sapere come ve la cavate.
Io credo che dalla vita si possa ricavare qualcosa di positivo in tutte le circostanze, ma che si abbia il diritto di affermarlo solo se personalmente non si sfugge alle circostanze peggiori. Spesso penso che dovremmo caricarci il nostro zaino sulle spalle e salire su un treno di deportati.
La prossima volta altra musica. Arrivederci, mio caro.


Etty


(da lettere di Etty Hillesum 1942-1943)

5 commenti:

SandalialSole ha detto...

E' uno dei libri che mi manca da leggere. E in tanti mi han detto che è doveroso e importante.

zefirina ha detto...

ora mi comprerò anche il diario, è sconvolgente con quanta leggerezza in altri brani descriva che so il paesaggio in modo molto poetico e poi parli del campo dove erano rinchiusi, il contrasto tra queste due immagini da' veramente un senso di smarrimento

zefirina ha detto...

ieri tra il ricordo della tragedia di bologna e questo libro mi è venuta una malinconia indicibile

il monticiano ha detto...

Leggendo il tuo post, non una sola volta lo ammetto, mi si era formata in testa l'idea che la Etty fosse una deportata dai nazisti.
La conferma l'ho avuta andando su Wikipedia dove ho trovato le notizie che cercavo e dove ho letto due pagine di un diario.
Grazie Zefirina dell'input che mi hai dato anche se certe storie rattristano parecchio.

zefirina ha detto...

rattristano ma aiutano a non dimenticare