mercoledì, maggio 07, 2008

il posto giusto

la descrizione esatta di come mi sono sentita sia quando è morto mio marito, sia quando è finita la mia ultima storia d'amore, non sono forse ambedue vissuti come separazioni, distacchi, lutti????



mi hai accusato di vivere come se nulla fosse...
......
ho capito che nessuno poteva immaginare come avrei affrontato l'assenza... E confondo le tracce. Non ce l'ho più scritto in faccia. Non parlo di lui. Mi limito a fare lontane allusioni. Non mi lamento mai. A volte ho persino l'aria allegra....Sto al gioco. So che il tempo regolamentare è scaduto. Lo capisco dai segnali che tutti voi lanciate, in perfetta innocenza. Non voglio oppormi al corso immutabile delle cose. Per un raffreddore ci vogliono otto giorni, dieci per un'influenza e circa due anni per la perdita dell'uomo che si ama. Altrimenti è l'anarchia.......Propongo una versione rassicurante di me stessa, che scaccia il modello precedente, misero, sbiadito, devastato.
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Qualsiasi cosa risulta fuori luogo, lo so. Sia indugiare nella malinconia, sia tracciare una nuova strada. Devo inventare un posto che non esiste, per il morto. Devo tenermelo vicino senza che si veda. Non troppo presente nè troppo assente. Non troppo vivo nè troppo morto. Devo fare uno sforzo immane, risolvere un problema senza soluzione. Da me ci si aspetta anche questo che trovi il giusto equilibrio, il giusto tono, l'adeguata distanza.
......
Devo continuare a dissimulare, dosare, deformare.
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Non sapevo che si può vivere, lavorare, scherzare ed essere malati di dolore. Non sapevo che la persona scomparsa permette di esistere attraverso la sua assenza. Non immaginavo che chi muore avesse una tale generosità, una tale grandezza di animo. Non sapevo che il posto di chi muore fosse mobile, che si adattasse ai contorni, che potesse essere a volte soffocante, a volte così discreto da creare inquietudine.
....
Ignoravo che si potesse essere distrutti e allo stesso tempo concentrati sul proprio lavoro, stravolti e sorridenti, tristi e disponibili, pieni di nostalgia e innamorati.
...
come un cuore che batte. E' là imprevedibili, ma in continuo movimento. Docile o folgorante. Sopito o insolente. Mi abita, ormai senza farmi sprofondare. Lo porto dentro come un bambino.

(da l'amore è sopravvalutato di Brigitte Giraud)

20 commenti:

Anonimo ha detto...

s'impara a convivere con tutto: con il dolore e con i problemi: il difficile è riuscire a mantenere la dignità e la lucidità per non far trasparire ciò che si sente davvero come Brigitte ha egregiamente descritto in questo brano

Morgan ha detto...

Rischio di dire cose banali di fronte a traumi simili Zefirì, non è mai facile dire poche e sensate parole se la mente si sposta su tali situazioni.
Vicino, con il pensiero.

giovanna ha detto...

Zefi,
ti abbraccio.
g.

Mamma Simona ha detto...

"Non sapevo che il posto di chi muore fosse mobile, che si adattasse ai contorni, che potesse essere a volte soffocante, a volte così discreto da creare inquietudine.
...."

bellissimo!

Alberto ha detto...

Virtualmente ti bacio.

Un abbraccio commosso :-)

Lara ha detto...

Dolorosamente commovente.

Ciao Zefirina, un abbraccio e buona giornata!

Franca ha detto...

Solo un abbraccio...

Elisewinfox ha detto...

E' vero, perdere un amore è sempre e comunque un lutto, reale, o simbolico.
Quante verità in queste parole scritte. Sono bellissime, ma "temo" un po' il libro. Si temono sempre quei libri che riescono a leggerci dentro, che ci ricordano sensazioni provate o (nel mio caso) che potremmo un domani provare... fanno paura, certi libri così, anche se bellissimi!

zefirina ha detto...

io invece trovo "catartico" leggere libri così, ma pensate un po' oggi su repubblica cultura è recensito questo libro:
"La perdita" di
Manuela Fraire e Rossana Rossanda.
Perdere è il venir meno di una persona cara, ma è anche la sconfitta che sperimentiamo ogni giorno.

Ed l'elaborazione del lutto è l'accettazione di una mutilazione, "trascinarsi questi morti dietro, un pezzo di noi, abituandoci....

ci si abitua alla morte????
alle perdite????
alle separazioni????

zefirina ha detto...

come dice elle si impara a conviverci ma abituarsi non credo proprio

Gianna ha detto...

Non ci si abitua mai...

Alberto ha detto...

L'unico lenimento è il tempo che lenisce ma non fa perdere la memoria della nostra vita.

BC. Bruno Carioli ha detto...

Distrutti e concentrati, stravolti e sorridenti, tristi e disponibili, pieni di nostalgia ed innamorati.
Ecco la grandezza delle donne e degli uomini.

Anonimo ha detto...

Il rapporto tra noi e la morte (intesa come paura e come perdita delle persone care) è quello più difficile da decifrare, eppure è anche quello che dà le maggiori opportunità di crescita.

Ne vengo purtroppo da un lutto recentissimo e sto cercando di vivere sulla mia pelle la realtà di quel filo sottile ma resistente che lega gli esseri umani anche dopo la morte, e fa sì che chi rimane debba elaborare il lutto o, per dirla con parole più semplici, trovare un posto dove mettere quella persona la cui vicinanza ci è venuta a mancare.

Io trovo utile leggere questo genere di libri, utile cercare di trovare la composizione di questo problema, utile anche come spunto per meditarci sopra e arrivare a capire che cercare di dimenticare non è mai la soluzione: le persone che ci sono state veramente care rimarranno sempre una presenza nella nostra vita e soltanto noi possiamo trasformare il dolore straziante della perdita nella consapevolezza che la vita è soltanto sospesa, e ritornerà presto.

zefirina ha detto...

ho già detto che io per esempio quando sono un po' giù di corda sogno mia nonna, una figura per me molto importante o Tonino, mio marito, sono spesso sogni molto consolatori e anche molto molto vividi

Anonimo ha detto...

Sai che il mio terrore più grande, la mia paura più profonda è di perdere il mio compagno di vita, tanto cercato? A volte ci penso, l'esistenza e talmente tanto variabile, e la paura mi sommerge come un'onda, uno tsunami. Per questo motivo questo tuo post mi colpisce al cuore. Grazie.

Laura Raffaeli ha detto...

sono morta e tornata.. almeno credo, non ci capisco ancora molto, ma finché capita a noi stessi è forse più facile, bo? il difficile credo sia l'attesa per un ricongiungimento reale, perchè la realtà non è questa olografica esistenza, bensì quella che vive tuo marito.
un amore che finisce? se è amore vero non muore mai, ciao e grazie per i complimenti che mi fai, io non sono splendida in questo, ma tu ti meriti i miei, a presto laura

Anonimo ha detto...

io invece quando sono giù di corda ho incubi strani e mi sembra di sprofondare, è una brutta sensazione.

Unknown ha detto...

Vorrei scrivere molte cose.. e invece ti mando un abbraccio :-)

zefirina ha detto...

laura hai centrato in pieno: il difficile è l'attesa dell'eventuale ricongiungimento, ci sarà non ci sarà???

lara io non l'avevo questa paura, ho forse peccato di superbia???

simone grazie

elle a volte anche io, ma il subconscio è molto molto forte e mi viene sempre in aiuto