giovedì, febbraio 24, 2011

studiando Thomas S. Eliot


Se tutto il tempo è eternamente presente tutto il tempo è irredimibile. Ciò che avrebbe potuto essere è astrazione che rimane possibilità perpetua solo nel mondo della speculazione. Ciò che avrebbe potuto essere e ciò che è stato mirano a un sol fine che è sempre presente.
Eco di passi nella memoria giù per il corridoio che non prendemmo verso la porta che non aprimmo mai nel giardino delle rose

.....Altri echi abitano nel giardino. Li seguiremo noi?

il genere umano non può reggere troppa realtà

I can only say, there we have been: but I cannot say where

Solo attraverso il tempo si conquista il tempo.

Le parole si tendono, si lacerano e talvolta si spezzano sotto il peso, sotto la tensione incespicano scivolano muoiono imputridiscono per imprecisione non vogliono stare al loro posto non vogliono stare ferme. Voci stridenti che rimproverano scherniscono o solamente chiacchierano sempre le assalgono.

da Burnt Norton (i quattro quartetti)

6 commenti:

Unknown ha detto...

versetti 'mica da ridere' tosti
Mi ha colpito "il genere umano non può reggere troppa realtà"
in particolare se stai vivendo una una realta' di M.....
condivido appieno
buona giornata Michele pianetatempolibero

Unknown ha detto...

Questo tuo post mi ha rammentato questo:
“Le nostre anime, come i nostri corpi, sono composte di elementi individuali che erano già presenti nella catena dei nostri antenati. La «novità» della psiche individuale è una combinazione variata all’infinito di componenti antichissime. Il corpo e l’anima hanno perciò un carattere eminentemente storico e non si trovano a loro agio in ciò che è appena sorto, vale a dire, i tratti ancestrali si trovano solo in parte a casa loro. Siamo ben lungi dall’aver lasciato dietro di noi il medioevo, l’antichità classica e l’età primitiva, così come pretenderebbe la nostra psiche. Siamo invece precipitati nella fiumana di un progresso che ci proietta verso il futuro con una violenza tanto maggiore quanto più ci strappa dalle nostre radici. Ma se si apre una breccia nel passato esso per lo più crolla, e non c’è più nulla che trattenga. Ma è proprio la perdita di questo legame, la mancanza d’ogni radice, che genera tale «disagio della civiltà» e tale fretta che si finisce per vivere più nel futuro e nelle sue chimeriche promesse di un’età dell’oro che nel presente, a cui del resto la nostra intima evoluzione storica non è neppure ancora arrivata. Ci precipitiamo sfrenatamente verso il nuovo, spinti da un crescente senso di insufficienza, di insoddisfazione, di irrequietezza. Non viviamo più di ciò che possediamo, ma di promesse, non viviamo più nella luce del presente, ma nell’oscurità del futuro, in cui attendiamo la vera aurora. Ci rifiutiamo di riconoscere che il meglio si può ottenere solo al prezzo del peggio. La speranza di una libertà più grande è distrutta dalla crescente schiavitù allo stato, per non parlare degli spaventosi pericoli ai quali ci espongono le più brillanti scoperte della scienza. Quanto meno capiamo che cosa cercavano i nostri padri e i nostri antenati, tanto meno capiamo noi stessi, e ci adoperiamo con tutte le nostre forze per privare sempre più l’individuo delle sue radici e dei suoi istinti, così che diventa una particella della massa, e segue solo ciò che Nietzsche chiama lo «spirito di gravità». I miglioramenti che si realizzano col progresso, e cioè con nuovi metodi o dispositivi, hanno una forza di persuasione immediata, ma col tempo si rivelano di dubbio esito e in ogni caso sono pagati a caro prezzo. In nessun modo contribuiscono ad accrescere l’appagamento, la contentezza, o la felicità dell’umanità nel suo insieme. Per lo più sono addolcimenti fallaci dell’esistenza, come le comunicazioni più veloci che accelerano il ritmo della vita e ci lasciano con meno tempo a disposizione di quanto non ne avessimo prima. Omnis festinatio ex parte diaboli est: tutta la fretta viene dal diavolo, come erano soliti dire i vecchi maestri” (C.G. Jung, "Ricordi, sogni, riflessioni", BUR,2006, p. 284-285).

Laura Raffaeli ha detto...

il tempo vero, quello reale, non è in un calendario gregoriano, ma in ciò che si "vede" se si chiudono gli occhi, perché esiste ciò che si sa non ciò che si vede, almeno io la penso così.
buona giornata patrì, guerriera del tempo ;)

Alberto ha detto...

Il tempo è un elastico, ma non è che possiamo tirarlo a nostro piacimento.

Vittoria A. ha detto...

Il tempo e' un'entita' a volte nemica, altre volte benevola, altre volte e' un mistero. Bellissimo il tuo post, mi fa riflettere.

Adriano Maini ha detto...

Ho riscoperto da poco Eliot come autore di sensibilità squisitamente moderna, mentre per lungo tempo ero rimasto fermo ad "Assassinio nella cattedrale", storia sinché si vuole simbolica, ma pur sempre legata all'ambigua, o almeno controversa, figura di Beckett.