martedì, aprile 17, 2007

lettera di adelina

So di non comportarmi bene dicendoti per lettera quanto sto per dirti. Pensavo di parlarti prima di venire qui, ma non ne ho avuto il coraggio. E sono otto giorni che mi ripeto che ti parlerò rientrando a Lisbona, ma anche allora non ne avrò il coraggio. Non che io pensi che te ne dispiacerai. Non che io senta che mi peserebbe più di quanto pesano queste cose. Entrambi abbiamo già vissuto molto, o perlomeno quanto basta perchè non vi siano grandi novità, ma la verità è che è difficile guardare una persona che abbiamo desiderato, non importa per quali ragioni, e dire: "Adesso non ti desidero più". Potrei limitarmi a queste parole. Sono scritte lì, e io mi sento sollevata. Non ho ancora imbucato la lettera, ma è come se tu l'avessi già ricevuta. Non tornerò indietro ed è per questo, forse, che ho deciso di risolvere questa faccenda per iscritto, per lettera, da lontano. Se fossi lì, accanto a te, forse mi sentirei vigliacca. Così, tu non lo sai ancora, ma io sì: la nostra relazione è finita. Ti sorprende questa decisione? Non credo. Da qualche tempo, o forse da sempre, ti vedo sfuggente, riservato, chiuso in te stesso, come se ti trovassi in mezzo ad un deserto e volessi restare in quel deserto. Non mi lamento. Non mi hai mai spinto fuori dalla tua vita, ma, benchè io non si molto intelligente, le donne intuiscono e indovinano. Stringerti fra le braccia e sentire che tu non sei lì, l'ho sopportato fino ad un certo punto. Non ce la faccio a sopportarlo oltre. Ti chiedo di non diventare nemici. Non c'è bisogno che rimaniamo amici . Forse mi piaci ancora, ma non ne vale la pena. Che non ne valga la pena, credo, è la cosa peggiore di tutte. Ci si può amare e soffrire molto per questo, ma che almeno ne valga la pena. Continua a esserci l'amore che si prova, pur dovendo continuare a soffrire di più. Il nostro caso è diverso. La nostra relazione è stata una come tante, e finisce come si merita. Sono io che lo decido, ma so che anche tu decideresti di farla finita. Nonostante tutto, mi dispiace. Tutte le cose sarebbero potuto essere diverse da come sono se non mancasse loro la differenza, quella differenza tra le cose, quello che le distingue tanto. Mi accorgo che sto scrivendo troppo. Addio. Adelina
P.s. Credo tu debba continuare a scrivere. Scusa. Non ho il diritto di dirtelo, visto che la tua vita non mi riguarda più. Ma la tua vita, mi ha mai riguardato?
(Manuale di pittura e calligrafia di Josè Saramago)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

facile scrivere una lettera. Poi però ci sono i fatti...
Cioè: una lettera è un "fatto"? Adelina in un certo senso risponde di sì: è talmente un "fatto" per lei, che non ci sarebbe bisogno nemmeno di spedirla. Diventa la lettera un racconto che si fa a se stessi, immaginandosi un interlocutore. Ma una lettera, soprattutto l'"ultima" lettera, non è parte di un vero dialogo. E poi l'interlocutore reale è lo stesso personaggio che negli ultimi tempi abbiamo visto distante e freddo tra le nostre braccia, sordo ed afono... Perchè mai la lettera dovrebbe essere un "fatto" per questo interlocutore?
Cioè... a quest'ora di mattina... cosa vuoi che riesca a scrivere... Sembro pessimista e invece sono così sereno su questo tema... Perdono... Vado a prendere un caffè...

lasposina ha detto...

A me sembra un'acuta e intelligente, direi anche ormai distaccata o forse disillusa, non so, riflessione su una relazione o meglio su un amore finito.
Vorrei avere rispetto agli eventi della vita, questo tipo di lucidità serena e risoluta.

Morgan ha detto...

Commentare una breve parte di questo meraviglioso libro mi risulterebbe fin troppo facile giacché sono un grande seguace di Saramago.
Dico solo che a volte le cose più vigliacche evitano situazioni di rottura ancor più dolorose se vissute faccia a faccia.
Può piacere poco, ma tantissimi lo fanno.
E Saramago l'ha descritto in modo esemplare.

zefirina ha detto...

la lettera mi ha colpito perchè come ben sa chi mi conosce è così che è finita la mia ultima relazione, via mail mi è stata comunicata la ferale notizia giunta a ciel sereno, tutte le avvisaglie di Adelina non le ho avute o forse non ci ho fatto caso imputando eventuali "stanchezze" alla lontananza fisica che ci separava....
e le frasi in neretto sono quelle che mi hanno colpito di più, ma presumo che l'avevate capito.
Il resto non lo commento perchè sarei di parte, il libro mi è molto piaciuto e non poteva essere altrimenti dato che parla di scrittura e dello scrivere e di sentimenti e di viaggi e anche un po' di Lisbona, un'altra città amata....