mercoledì, febbraio 07, 2007

in nessun modo mai spirituale


Con le spalle rivolte alla finestra
guardo la luce che si specchia nell'angolo
di un vetro facendolo più piccola
finestra. Luce riflessa, incerta
luce sorda che costringe ogni oggetto
alla sua chiusa forma. Chi oserà
spostare la coperta così assorta
nel suo abbraccio col cuscino? Ma io ho
freddo e mi prendo la coperta. Ma
non mi scalda, troppo freddo è il paesaggio
che contemplo. Io sono quel paesaggio
che contemplo. Per strane compressioni
vascolari torna l'inverno dentro
il mio cervello, e dal suo centro si spande
e scende e rende tutto il corpo fermo,
carne in ascolto di un suono di metallo,
non vibrante pensiero ma frigido
rovello. Troppo calore bruciato
in un momento, calore andato,
che non torna, neanche trasformato,
ma solo andato e d'improvviso spento.
A chi era destinato?
(da pigre divinità e pigra sorte di Patrizia Cavalli)

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