domenica, gennaio 07, 2007

Estremo Nord


I ghiacci si sciolgono, la caccia è proibita: il piccolo popolo del Grande Nord si sta estinguendo in un'epidemia di suicidi, oggi su Repubblica c'è unarticolo agghicciante sugli Inuit: il popolo più felice del mondo ha deciso di morire. Il dieci per cento dei figli della Groenlandia varca ormai volontariamente la soglia del mare eterno prima dei diciotto anni. Fino a qindici suicidi di adolescenti, ogni primavera, in villaggi di cento persone. Una taciuta, inarrestabile strage. Gli stessi Inuit nascondono la propria autocondanna all'estinzione. Le notizie dei suicidi, per fame o per onore, sono rimaste a lungo imprigionate tra gli iceberg.
L'autore dell'articolo, Giampaolo Visetti, imputa tutto questo anche al fatto che non sia più permesso loro cacciare, cacciare foche e il piccolo popolo è costretto a sopravvivere con il sussidio del governo danese che serve loro per dimenticare (piccola battuta serve per dimenticare sia al governo danese che a quei poveretti), pare che a trent'anni siano già avvelenati dall'alcool e che smarriscano quel sesto senso che li ha sempre salvati dalla banchisa e riportati a casa. Le statistiche invece imputano la depressione sociale alla mancanza di luce invernale, ma uno di loro dice che non è questo ma : "Foche" e "televisione", per quanto riguarda la caccia il presidente del capitolo groenlandese afferma che loro in così pochi non potrebbero distruggere l'ecosistema uccidendo le foche che servono loro per vivere, dice voi europei allevate gli animali per poi mangiarli, noi viviamo con loro, li rispettiamo, per poi fare la stessa cosa, ma al Wwf o a Greenpeace piace descriverci come crudeli. Non esiste alcuno motivo scientifico per chiederci di smettere di mangiare le foche o usare la loro pelle.
Nell'Artico un maschio che non caccia è inutile, perde la sua autorità sul clan, la fiducia in se stesso, si vergogna. Un cacciatore poteva guadagnare mille euro al mese per sfamare la famiglia, un disoccupato riceve 300 euro dal governo danese. La televisione invece ha portato loro la voglia di vivere in un altro modo, li ha intontiti con telenovelas e vecchie epopee, troppo per loro.
L'umanità vittoriosa ha stabilito che questa minoranza non conta nulla, non riesce a tutelarla, non la capisce, chiacchiera sul clima, ignora la povertà che non fa notizia, la fame che uccide anche nel nord del pianeta. Ora si accorge della propria sconfitta, non ha protetto gli eredi estremi di migrazioni millenarie. Una perdita irreparabile e incalcolabile.
Gli Inuit piuttosto che lamentarsi, preferiscono crepare. "Sono un popolo romantico. Vivono di sogni, fieri e indifesi come i bambini. Nel 1980 mi hanno chiesto di restare qui e ho scelto di essere uno di loro e di non abbondonarli più" dice Robert Peroni, figura straordinaria di un uomo che ha scelto di vivere con loro che per lui vorrebbero addirittura il premio Nobel per la pace.
Terribile non trovate, mi è venuto da piangere a leggere questo articolo, troppe volte ci dimentichiamo degli "altri poveri", di chi è così lontano da noi, dal nostro modo di vivere, eppure ci sentiamo così buoni!

7 commenti:

Cilions ha detto...

Sicuramente la lunga notte invernale non aiuta...

artemisia ha detto...

La notte invernale non è niente in confronto alla notte dell'anima, alla perdita della propria identità e ai falsi dei del consumismo.

Luca ha detto...

Mi ricorda molto quello che è successo/sta succedendo qui con gli aborigeni.

Musicomane.

lophelia ha detto...

Sì capisco il loro dramma ma non riesco a non stare dalla parte delle foche...

artemisia ha detto...

Perchè le foche hanno gli occhioni tondi e sembrano bambini?

Scusa ma qui ho dei problemi a seguirti.

lophelia ha detto...

No, perché sono animali come noi e anche se noi abbiamo potere su di loro e ce ne serviamo (compresa me che non sono vegetariana) non è detto che sia giusto o scontato.

Anonimo ha detto...

complimenti per i commenti molto "profondi", le foche ve ne saranno riconoscenti e gli inuit anche!