giovedì, luglio 13, 2006

Wislawa Szymborska

Ho scoperto questa poetessa per caso, nei miei soliti vagabondaggi in libreria, mi piacciono i libri di poesia e ogni tanto scopro autori a me sconosciuti, e così in un colpo solo mi sono comprata tutte le sue raccolte ed ecco qua:

Ringraziamento
Devo molto
a quelli che non amo.

Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l'amore non può darlo,
nè riesce a toglierlo.

Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come un orologio solare,
capisco
ciò che l'amore capisce,
perdono,
ciò che l'amore non perdonerebbe mai.

Da un incontro a una lettera
passa non un'eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.

I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.

E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che si trovano in ogni atlante.

E' merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perchè mobile.

Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.

"Non devo loro nulla" -
direbbe l'amore
su questa questione aperta.

Amore a prima vista

Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E' bella una tale certezza
ma l'incertezza è più bella.

Non conoscendosi, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro
se non ricordano -
una volta un faccia a faccia
in una porta girevole?
uno "scusi" nella ressa?
un "ha sbagliato numero" nella cornetta?
- ma conoscono la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio tempo
il caso stava giocando con loro.

Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
si scansava con un salto.
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa o lo scorso martedì
un fogliolino volò via
da una spalla a un'altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell'infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posavo sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti
è solo un seguito,
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

mi sa che aveva ragione Platone, millenni dopo di lui gli aridi scienziati neurobiologi, a dire che l'amore è una malattia mentale...

zefirina ha detto...

l'amore è uno stato di pura follia, esaltazione mentale, adrenalina pura, e demenza avanzata.... ma come si può farne a meno??? la romanticona che in me non ci riesce!! e nemmeno la "fanciullina" di natura pascoliana