Funeral blues
Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforte, e tra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.
Incrocino
aeroplani lamentosi lassù
e scrivano sul cielo il messaggio Lui È Morto,
allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano guanti di tela nera.
Lui
era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed Ovest,
la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
pensavo che l'amore fosse eterno: e avevo torto.
Non
servon più le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco;
perché ormai più nulla può giovare.
W. H. Auden
2 commenti:
splendida, non potevi sciegliere di meglio:)
Com'è bella questa lirica, com'è bello il modo straziante in cui la declama John Hannah in quello splendido film. E la bellezza lenisce il dolore, lo sublima, lo rende universale, condiviso, comune. Ciascuno di noi, che si emoziona ascoltando questa poesia, si fa carico di un pezzetto di questo dolore. E' una delle più grandi dolcezze dell'esistenza, questa. Un abbraccio, Pat :)
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