domenica, settembre 09, 2012

le passanti




Io dedico questa canzone
ad ogni donna pensata come amore
in un attimo di libertà
a quella conosciuta appena
non c'era tempo e valeva la pena
di perderci un secolo in più.

A quella quasi da immaginare
tanto di fretta l'hai vista passare
dal balcone a un segreto più in là
e ti piace ricordarne il sorriso
che non ti ha fatto e che tu le hai deciso
in un vuoto di felicità.

Alla compagna di viaggio
i suoi occhi il più bel paesaggio
fan sembrare più corto il cammino
e magari sei l'unico a capirla
e la fai scendere senza seguirla
senza averle sfiorato la mano.

A quelle che sono già prese
e che vivendo delle ore deluse
con un uomo ormai troppo cambiato
ti hanno lasciato, inutile pazzia,
vedere il fondo della malinconia
di un avvenire disperato.

Immagini care per qualche istante
sarete presto una folla distante
scavalcate da un ricordo più vicino
per poco che la felicità ritorni
è molto raro che ci si ricordi
degli episodi del cammino.

Ma se la vita smette di aiutarti
è più difficile dimenticarti
di quelle felicità intraviste
dei baci che non si è osato dare
delle occasioni lasciate ad aspettare
degli occhi mai più rivisti.

Allora nei momenti di solitudine
quando il rimpianto diventa abitudine,
una maniera di viversi insieme,
si piangono le labbra assenti
di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere.


Ad una passante

La via assordante strepitava intorno a me.
Una donna alta, sottile, a lutto, in un dolore
immenso, passò sollevando e agitando
con mano fastosa il pizzo e l'orlo della gonna
agile e nobile con la sua gamba di statua.


Ed io, proteso come folle, bevevo

la dolcezza affascinante e il piacere che uccide
nel suo occhio, livido cielo dove cova l'uragano.

Un lampo, poi la notte! - Bellezza fuggitiva

dallo sguardo che m'ha fatto subito rinascere,
ti rivedrò solo nell'eternità?

Altrove, assai lontano di quì! Troppo tardi! Forse mai!

Perchè ignoro dove fuggi, né tu sai dove io vado,
tu che avrei amata, tu che lo sapevi!

(Charles Baudelaire)

da wikipedia:

Le passanti [Les passantes]

La canzone originale, incisa da Georges Brassens nel 1972, si basa su una poesia di Antoine Pol, poeta minore francese molto amato da Brassens, che il cantautore scoprì su di una raccolta del 1918. Il testo, a sua volta, richiama A une passante, celebre poesia di Charles Baudelaire, musicata, tra l'altro, anche da Léo Ferré. Una recente versione dal vivo del brano, con il testo tradotto, è stata interpretata da Tiziano Ferro nel programma televisivo Che tempo che fa - Speciale Fabrizio, del gennaio 2009.




9 commenti:

il monticiano ha detto...

Grazie per aver postato questa bella canzone di de andrè ispirata da due poeti francesi.
Un ottimo regalo per la mia giornata di oggi.
Un caro saluto,
aldo.

Isabel ha detto...

ma che bella!

Adriana ha detto...

Bel post :-)

Cri ha detto...

Canzone suggestiva, crepuscolare, che racconta poeticamente la dolceamara verità della vita dell'uomo... Stretto tra troppi continui desideri evocati da un solo sguardo e un'inerzia che viene proprio da quella sovrabbondanza di stimoli; tra la volontà appassionata e narcisista di lasciare un segno nelle altrui estranee esistenze e il senso molle e indolente, quasi fatale, di indisponibilità a farlo...

zefirina ha detto...

avevo ricopiato le parole della poesia di baudelaire al liceo, poi cantate da de andrè come non godersele

zefirina ha detto...

qualcuno dice che è la canzone che recita di un'occasione per la piccola illusione di essere un perfetto amante, mancato

Baol ha detto...

Amo De Andrè...

Adriano Maini ha detto...

Tra le tante cose belle che é doveroso dire di De André mi permetto di aggiungere che oggi mi viene di riandare con il pensiero a quando un amico me lo fece scoprire, in tempi in cui il cantautore genovese non era ancora noto.

Marina Salomone ha detto...

STUPENDO questo post!!! aggiungo che sull'argomento si sofferma spesso anche Proust!!!