domenica, marzo 16, 2008

trent'anni

ho seguito questa puntata de "la storia siamo noi" con una profonda tristezza, io quei giorni me li ricordo ancora, ero andata con una mia amica ad accompagnare una scolaresca all'ostello di Leonessa, ostello gestito dalla mia ex scuola, un modo per sciare gratis, sentimmo la notizia della strage di via Fani e del rapimento di Aldo Moro alla sera al telegiornale, chiamai subito casa: i miei lo conoscevano bene, avevano lavorato con lui, ne sentivo parlare spesso a casa, come di tutti i politici della DC, e mia madre che aveva lavorato con lui, era particolarmente scossa. Tornammo ad occuparci dei bambini, e per tutta la settimana non ci pensai più ma che l'atmosfera era pesantissima me ne accorsi rientrando a Roma, fermarono la mia 126 carica di sci e bagagli non so quante volte dal Terminillo a casa.

Ogni giorno per cinquantaquattro giorni ci furono in Italia 1294 posti di blocco (157 nella capitale), 1881 pattugliamenti (444 a Roma), 637 perquisizioni (173 a Roma). Furono controllati in quel periodo 6 milioni e mezzo di italiani e tuttavia per lo meno una ventina di brigatisti riuscirono con successo ad attraversare la capitale in lungo e in largo in quei giorni; a telefonare alla famiglia e agli amici del presidente della Dc da piazza Colonna, da via Giulio Cesare, dalla controllatissima Stazione Termini; a incontrarsi in piazza Barberini, all' angolo di via Veneto per decidere finalmente se uccidere o liberare il "prigioniero"; a cenare più volte a Trastevere con i leader dell' Autonomia sollecitati dal partito socialista a tentare una trattativa; a stampare volantini nella tipografia al 31 di via Pio Foà; a consegnarli nella Galleria Esedra, di fronte al Grand Hotel, in piazza Risorgimento, in piazzetta Augusto Imperatore, addirittura "nel quadrilatero del Palazzo" dentro il cestino della carta straccia di quella piazza del Gesù dove la sede della Democrazia era diventata l' epicentro della tragedia per gli uomini della Democrazia Cristiana (dall'articolo di Giuseppe D'Avanzo, Repubblica 8/3/2008).


Sposo in pieno il pensiero del giornalista: non riusciamo a fare i conti con la nostra storia. Non c'è più la Dc. Non c'è più il Pci. Non ci sono più quelle Brigate rosse. Quel mondo è scomparso. I morti sono sottoterra. Gli assassini sono liberi.


Ho sentito le parole dei familiari, così come a Ballarò quelle del figlio di Calabresi (di cui ho letto anche il bellissimo libro), della figlia di Walter Tobagi, pacate, quelle meno pacate del figlio del giudice Alessandrini e capisco la pena nel vedere i morti dimenticati e gli assassini liberi di parlare e anche di sparlare, intervistati manco fossero delle star. Ieri ho sentito il dolore dei familiari dei caduti in via fani, scrissero una lettera a repubblica , in cui anche loro lamentavano l'eccessiva visibilità data agli ex terroristi, mentre intorno a loro regnava sovrano il silenzio.

Queste invece le ultime parole scritte da Aldo Moro alla moglie:

«Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo».


6 commenti:

Isabel Green ha detto...

ho letto un articolo molto bello e toccante sull'argomento

giovanna ha detto...

Proprio un bel post, zefi.
Anch'io ricordo nitidamente il momento in cui appresi la notizia.
Giorni di tensione, di grande animazione per noi allora all'università. Se ne discuteva anche con i nostri docenti. Sconcerto....
E, in seguito... lo hai detto: si rischia di dimenticare le vittime.
Non si deve, non si può.

Gianluca ha detto...

Anche io ricordo quel giorno.
Avevo 8 anni e ci mandarono a casa da scuola. Sentivo parole come legge marziale e colpo di stato. Non ne capivo il significato ma capico che stava succedendo qualcosa di grave.
Tutti ricordano dov'erano quel giorno come poi accadde anni dopo un 11 settembre..stessa sensazione di sgomento.

AlexAl ha detto...

cara mamma anche io ho trovato interessante il post e provo commozione per le famiglie di tutti quei caduti di quei anni di piombo quelli di follia quelli d'amore e così pieni di ideali e di tragedie di delitti mai risolti.
per cercare di dare una spiegazione alle tue domande ci sono un milione di risposte ma una secondo me la più logica:lo stato colui che fu mandante di tante piccole tragedie familiari e quotidiane che hanno colmato gli anni di piombo e di porfido...Poi volevo dare una chicca,se così cinicamente la si può chiamare,tra le armi che furono usate contro Moro e la sua scorta c'era una Skorpion che fu l'arma che tolse,per mano dei brigatisti,la vita a quei tre giovani missini di acca larenzia del 7 gennaio 1978,poco tempo prima del Rapimento Moro..per finire dico che sugli anni di piombo c'è ancora troppo da sapere che lo stato e i suoi funzionari hanno nascosto e ancora nascondo dietro la sigla di "segreti di stato"...

Franca ha detto...

"17 marzo 1978, di sera.
Alla direzione della Polizia giunge una segnalazione precisa: in via Gradoli, una traversa di via Cassia, al numero civico 96, vi è un covo delle Brigate Rosse. In quello stabile, all’interno 11, vivono da giorni Mario Moretti e Barbara Balzerani.
18 marzo 1978, prima mattina.
Agenti di polizia perquisiscono gli appartamenti di via Gradoli 96, tranne uno, quello occupato dai brigatisti".
I misteri italiani sono tanti e, come sempre, la verità non si saprà mai...

lasposina ha detto...

Vogliamo parlare dei servizi segreti deviati o di infiltrazioni di gente delle agenzie piú famose americane nelle fila delle BR e noon solo?
Comunque ogni volta che leggo queste righe mi commuovo, mi commuovo per un uomo che aveva una visione per il futuro del paese, per un uomo della DC che stava per fare quello che viene chiamato "compromesso storico", che avrebbe portato l'Italia a stagioni migliori di quelle passate, ecco un po' di motivi per cui l'hanno ucciso.