domenica, agosto 27, 2006

una poesia di remo remotti

pubblico volentieri questa ode di remo remotti inviatami dal massimo dei micheli il 1 agosto, mi scuso con lui per il ritardo con cui ho letto la mail, e apro un dibattito: ma secondo voi Roma è ancora questa??????

Remo Remotti
A Roma salutavo gli amici. Dove vai? Vado in Perù. Ma che sei matto? Me ne andavo da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide, da quella Roma del "volemose bene e annamo avanti", da quella Roma delle pizzerie, delle latterie, dei "Sali e Tabacchi", degli "Erbaggi e Frutta", quella Roma dei castagnacci, dei maritozzi con la panna, senza panna, dei mostaccioli e caramelle, dei supplì, dei lupini, delle mosciarelle... Me ne andavo da quella Roma dei pizzicaroli, dei portieri, dei casini, delle approssimazioni, degli imbrogli, degli appuntamenti ai quali non si arriva mai puntuali, dei pagamenti che non vengono effettuati, quella Roma degli uffici postali e dell’anagrafe, quella Roma dei funzionari dei ministeri, degli impiegati, dei bancari, quella Roma dove le domande erano sempre già chiuse, dove ci voleva una raccomandazione... Me ne andavo da quella Roma dei pisciatoi, dei vespasiani, delle fontanelle, degli ex-voto, della Circolare Destra, della Circolare Sinistra, del Vaticano, delle mille chiese, delle cattedrali fuori le mura, dentro le mura, quella Roma delle suore, dei frati, dei preti, dei gatti... Me ne andavo da quella Roma degli attici con la vista, la Roma di piazza Bologna, dei Parioli, di via Veneto, di via Gregoriana, quella dannunziana, quella barocca, quella eterna, quella imperiale, quella vecchia, quella stravecchia, quella turistica, quella di giorno, quella di notte, quella dell’orchestrina a piazza Esedra, la Roma fascista di Piacentini... Me ne andavo da quella Roma che ci invidiano tutti, la Romacaput mundi, del Colosseo, dei Fori Imperiali, di Piazza Venezia, dell’Altare della Patria, dell'Università di Roma, quella Roma sempre con il sole – estate e inverno – quella Roma che è meglio di Milano... Me ne andavo da quella Roma dove la gente pisciava per le strade, quella Roma fetente, impiegatizia, dei mezzi litri, della coda alla vaccinara, quella Roma dei ricchi bottegai: quella Roma dei Gucci, dei Ianetti, dei Ventrella, dei Bulgari, dei Schostal, delle Sorelle Adamoli, di Carmignani, di Avenia, quella Roma dove non c’è lavoro, dove non c’è una lira, quella Roma del "core de Roma"... Me ne andavo da quella Roma del Monte di Pietà, della Banca Commerciale Italiana, di Campo de’ Fiori, di piazza Navona, di piazza Farnese, quella Roma dei "che c’hai una sigaretta?", "imprestami cento lire", quella Roma del Coni, del Concorso Ippico, quella Roma del Foro che portava e porta ancora il nome di Mussolini, Me ne andavo da quella Roma dimmerda! Mamma Roma: Addio!

10 commenti:

Anonimo ha detto...

no che non è più quella di Remo Remotti: non ci sono più i vespasiani!!

Anonimo ha detto...

E in Perù cosa pensa di trovare? Scusa, ma non capisco cosa ci sia da commentare su questa sua visione di Roma se non che Remo Remotti fa proprio una vita di merda. Sì, forse è meglio che parta così a Roma avremo un "rompibolle" di meno.

Anonimo ha detto...

simpaticissimo questo anonimo, eh? l'avrà capito che questa poesia è un inno alla città eterna, l'addio accorato di un innamorato ferito sì, ma pur sempre innamorato? l'avrà capito che è un'ode alla città eterna, alla città più famosa e importante dell'impero? anche io me ne vado e dico e penso peste e corna di questa città stupenda, ladra, traditrice, tettona, con la sua lupa il simbolo più bello e carico di significati che io abbia mai visto. la visione di questo remo remotti è di un realismo impressionante, roma, una città dove fanno le indagini archeologiche per le nuove linee del metrò...ma cosa pensano o sperano di NON trovare? la casa di una matrona o i resti di una villa sconosciuta o una pantegana dalle dimensioni disumane? dormiamo tutti su una distesa di resti archologici, è come se dormissimo sulla storia intera. una città dove i romani veraci li devi andare a cercare nelle periferie non più nei centri storici dove ormai ci vivono quelli con la puzzasottoalnaso e la borsetta di gucci sotto al braccio...(non tutti quelli che abitano al centro storico, prego non offendersi!!)nessun luogo al mondo può prendere il posto di Roma nel cuore di un romano. anch'io come Remo, MAMMA ROMA:ADDIO!

Anonimo ha detto...

sposina... certo che anche tu... c'hai 'na penna... però almeno... più che addio... ARRIVEDERCI!

Anonimo ha detto...

aò, e prima perchè non scrivi che sei brava e poi perchè scrivi che è una palla, uffa ma che devo da fà? a noi gggiovani ci trattate sempre co stà sufficienza da adulti...ah, che pena...e poi come dice un mio amico, purtroppo chissà quando ritorneremo a roma, noi classe '79/'81...espatriamo...per moolto tempo...

Anonimo ha detto...

coda di paglia: i miei erano complimenti! La gioventù: sempre a contraddirsi (vorrei sperare non strumentalmente) fra bisogno di conferme ed indipendenza...

Anonimo ha detto...

E' una poesia molto bella, è vero. Un amore-odio viscerale. Ma alla fine anche lui è tornato nella città eterna. Mi chiedi se Roma è ancora questa? Ma Roma sarà sempre così: caciarona, disordinata, sporca, rumorosa, furba, ladra e chi più ne ha più ne metta. Ma come può cambiare? E' la storia che l'ha resa così. Grande, splendida, eterna, ma alla mercè del Potere (con la "P" maiuscola) Solo chi ci è nato riesce ad amarla veramente e per quello che è.

zefirina ha detto...

cinzia sono d'accordo con te ma non faccio testo perchè sono profondamente innamorata di questa città e guai a chi me la tocca!!!
p.s. ricordo però anche i commenti di un milanese che quando veniva qui continuava a dirmi queste testuali parole: però che culo che ci avete qui... (l'avevo contagiato con i modi di dire romaneschi)

Anonimo ha detto...

Perche non:)

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)