Beh, ma metti il nome dell'artista, no? Mi sembra... un tipo... mannaggia com'è lo spelling... Igor Mitoraj? Molto bella l'immagine. Il mio commento in associazione libera è: la rovina e le macerie sono spesso interpretate come una metafora del decadimento, in considerazione di quello che manca all'originale completezza. Invece io le leggo come la testimonianza di quello che rimane, quello che dura al di là degli insulti del tempo (da romano altrimenti sarei schiacciato dalla depressione dopo una passeggiata nel centro storico). Rappresentano in un certo senso il "carattere", quel nucleo duro con cui ci confrontiamo quando ad esempio abbiamo a che fare con gli anziani, con i vecchi, mutati in tutto tranne che per qualcosa di infrangibile che perdura. Su questa traccia interpreto l'immagine: una coppia distrutta? No, quello che rimane di infrangibile dopo un incontro... Gli occhi chiusi come metafora della riflessione intima a cui il singolo, al di là del suo essere (o essere stato) in coppia, deve tornare per scoprire quello che rimane di sè, quello che è, in un certo senso, invulnerabile e permanente...
si è proprio lui, l'artista è Mitoraj la foto è stata scattata da un mio amico (specifico perchè io non sono così brava) durante la notte bianca di due anni fa, c'erano queste sculture esposte ai mercati traianei, l'atmosfera era molto molto suggestiva perchè veramente sembrava di essere proiettati all'epoca dei romani. E queste due facce esprimevano, almeno per me un tale abbandono fiducioso, e nello stesso tempo una tale intimità che mi sono piaciute
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica e viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7 marzo 2001 e nella fattispecie non è sottoposto agli obblighi previsti dalla legge n° 47 dell'8 febbraio 1948.
L'autore del blog non è responsabile del contenuto dei commenti ai post, né del contenuto dei siti ad esso collegati.
Alcuni testi, immagini e materiale multimediale in genere inseriti in questo blog sono tratti da internet e, pertanto, considerati di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, si prega di comunicarlo via e-mail e saranno immediatamente rimossi.
2 commenti:
Beh, ma metti il nome dell'artista, no? Mi sembra... un tipo... mannaggia com'è lo spelling... Igor Mitoraj? Molto bella l'immagine. Il mio commento in associazione libera è: la rovina e le macerie sono spesso interpretate come una metafora del decadimento, in considerazione di quello che manca all'originale completezza. Invece io le leggo come la testimonianza di quello che rimane, quello che dura al di là degli insulti del tempo (da romano altrimenti sarei schiacciato dalla depressione dopo una passeggiata nel centro storico). Rappresentano in un certo senso il "carattere", quel nucleo duro con cui ci confrontiamo quando ad esempio abbiamo a che fare con gli anziani, con i vecchi, mutati in tutto tranne che per qualcosa di infrangibile che perdura. Su questa traccia interpreto l'immagine: una coppia distrutta? No, quello che rimane di infrangibile dopo un incontro... Gli occhi chiusi come metafora della riflessione intima a cui il singolo, al di là del suo essere (o essere stato) in coppia, deve tornare per scoprire quello che rimane di sè, quello che è, in un certo senso, invulnerabile e permanente...
si è proprio lui, l'artista è Mitoraj la foto è stata scattata da un mio amico (specifico perchè io non sono così brava) durante la notte bianca di due anni fa, c'erano queste sculture esposte ai mercati traianei, l'atmosfera era molto molto suggestiva perchè veramente sembrava di essere proiettati all'epoca dei romani. E queste due facce esprimevano, almeno per me un tale abbandono fiducioso, e nello stesso tempo una tale intimità che mi sono piaciute
Posta un commento