giovedì, agosto 07, 2014

intervento del 24/7/2014 di Luciana Stendardi, segretaria CGIL Senato

mi sono stufata di leggere tutte le leggende e le stronzate che girano da sempre ma in questi ultimi anni sempre più spesso sui dipendenti del Parlamento, questo intervento non è a difesa di una presunta casta ma rispecchia la nostra realtà lavorativa e come giustamente detto sotto perchè mai dovrei vergognarmi di aver vinto un concorso pubblico?

 RIUNIONE CONGIUNTA RAPPRESENTANZE PER IL PERSONALE DI CAMERA E SENATO – INCONTRO DEL 24 LUGLIO 2014 Intervento di Luciana Stendardi, Segretaria CGIL Senato (in rappresentanza di tutte le OO.SS del Senato) Onorevoli Parlamentari, fin dall'inizio di questa legislatura ed in tutte le sedi utili, formali ed informali, non abbiamo mai mancato di ascoltarvi con lo spirito di avviare e conservare un dialogo leale e costruttivo da sviluppare secondo pacatezza e buon senso. Dal 19 marzo scorso, data del nostro ultimo incontro, si sono succeduti molti avvenimenti politici ma soprattutto mediatici che ci riguardano. Sulle anticipazioni di stampa che hanno avuto,come sempre, ad oggetto le nostre vicende sindacali e dunque i temi di risparmio sulla voce spesa per il personale e che hanno, con puntualità consolidata, fatto conoscere all'opinione pubblica, ancora oggi, ciò che dovrebbe essere prima discusso con le OO.SS., crediamo di avere già detto molto. Sul punto degli annunciati tagli stipendiali oggi formalizzati abbiamo svolto riflessioni giuridiche, diffuso comunicati e tentato inviti alla ragionevolezza e al rispetto delle regole. Ad oggi nulla sembrerebbe però essere stato utile a farvi recedere dai vostri obiettivi. E nulla, forse, serve quando devono essere considerati per primi non gli interessi collettivi – come si dichiara continuamente – ma ben altre esigenze. Riguardo al merito di ciò ci avete oggi comunicato formalmente sul risparmio sulla voce “personale dipendente” non serve perderci in un mare di argomentazioni giuridiche per dimostrare che la manovra è illegittima. Valenti giuristi oggi e in passato hanno speso lucide parole per affermare che una norma non può essere retroattiva e che ledere un diritto soggettivo perfetto (quale è la retribuzione acquisita e persino, in precise circostanze, la progressione di carriera) è azione illegale. Perciò non ci perderemo oggi in tecnicismi giuridici. Qualcosa però è rimasto da dire per non mancare - una volta di più ed in un momento così drammatico - di chiarezza sindacale. Vogliamo porvi una domanda: perché l'ordinamento giuridico impedisce che gli stipendi possano essere tagliati? Qual è il senso primo e ultimo di questo consolidato orientamento se non quello di tutelare non la difesa di principi astratti ma la vita delle persone concrete che dietro le norme scritte e le sentenze esistono e devono essere considerate? Allora una scelta come quella che ci è stata illustrata - scelta peraltro declinata senza il rispetto di qualsiasi criterio di ragionevolezza (il quantum del taglio sarebbe addirittura superiore al massimo del contributo pensionistico recentemente applicato sulle pensioni più alte), priva di una causa giustificatrice e di rispetto di qualsiasi criterio di tutela extra-lavoristica (sperequazione rispetto all'imposizione fiscale, lesione dell'indipendenza e della neutralità delle funzioni svolte, lesione del principio di uguaglianza) - non è solo illegittima. E' cinica! La forma è sostanza onorevoli rappresentanti della Nazione! E non dovremmo essere noi a ricordarlo ai legislatori. Quello che ci avete annunciato di voler fare è quanto di più lontano dall'equità si possa immaginare perché usando srumentalmente il tema della crisi, da tempo ormai (ed anche ora in continuità perfetta con il passato) state usando i dipendenti degli Organi costituzionali e del Parlamento in particolare, come capri espiatori utili da sacrificare per scopi politici anzi meglio sarebbe dire mediatici perché la politica, quella vera, è un'altra cosa: è l'arte antica e nobile di rappresentare esigenze a volte contrapposte per raggiungere, con un compromesso alto, una sintesi efficace per il bene di tutti, qualcosa di fronte alla quale tutti dovrebbero inchinarsi! Invece sappiamo quanto prosperi l'antipolitica e quante vittime si possano contare anche su quel fronte! Quando si massifica e si ragiona per solo categorie e per stereotipi si compiono sempre ingiustizie. Crediamo che tutti vi sarete interrogati sul motivo di questo clima avvelenato che esiste da anni! Nessuno che abbia buon senso può veramente credere che la disaffezione dei cittadini verso chi li rappresenta sia determinata solo dall'entità delle indennità parlamentari o dal numero dei parlamentari stessi. Il punto nodale è un altro e consiste nell'assenza di risposte ai problemi veri della gente alla quale non si sa più parlare se non con argomenti demagogici, pensando di trovare nell'offerta di agnelli sacrificali la soluzione ad una mancanza di credibilità e di autorevolezza che nasce da lontano, da almeno un trentennio e forse più di cattivo governo della cosa pubblica. Un cattivo governo le cui conseguenze ora dovrebbero pagare i cittadini in vario modo. E l'applicazione di una di queste modalità, irricevibile perché basata sul travalicamento dei limiti posti a fondamento dello Stato di diritto, voi in questo momento credete possibile e persino giusto effettuarla sui dipendenti delle Camere colpevoli solo di essere ben pagati. Peccato però che né la Costituzione, né la legge ordinaria né la giurisprudenza discriminino fra diritti soggettivi dei ricchi e dei poveri. Dunque non potete trasformare la vostra soluzione ipso facto in qualcosa di legale perché rivolta ad un gruppo di cittadini con reddito più alto di altri. La nostra Carta ripone la garanzia delle pari opportunità per tutti, poveri e ricchi, non certo nella compressione dei diritti di qualcuno ma nella capacità dello Stato di rimuovere tutti gli ostacoli che impediscano il pieno sviluppo della persona umana (Cost, articolo 3, comma 2). A questa manovra vorreste dare addirittura una valenza etica, rendendola odiosa perché fatta passare come atto di solidarietà e sensibilità verso i più deboli e dunque di equità sociale quando non lo è affatto. Va infatti detto, con molta fermezza, che qui non si sta mettendo a punto un'operazione seria di contenimento della spesa, sulla quale abbiamo dichiarato più volte di essere dispostissimi a ragionare e a formulare proposte, ma si sta, invece, compiendo uno degli atti più significativi (forse il primo di una lunga serie) di attacco frontale al valore del lavoro pubblico e di quello al servizio del Parlamento in primis, atto che vi accingete a compiere persino contravvenendo allo spirito – almeno quello che si evince dalla forma scritta – della norma dell'articolo 17 del DL 66/2014 sul quale avete votato la fiducia. Ci chiediamo se svilire il valore di questo nostro lavoro (che non è superfluo ricordare ha le caratteristiche dell'indipendenza dai dettami della politica di turno sia essa di maggioranza o di opposizione) non sia utile a consolidare anche un ridimensionamento generale del ruolo e della libertà di un Parlamento che è sotto attacco da anni e che è diventato ormai scomodo difendere persino da parte di chi, per tradizione culturale, dovrebbe averlo in massima considerazione come l'espressione più alta della democrazia di un Paese, lo spazio più significativo del confronto, luogo in cui - per richiamare una bella citazione di Matteotti - “le plebi” cessano di essere tali per divenire “popolo consapevole, maturo e arbitro del proprio destino”. Ma tant'é! E converrà, ora, scendere dall'Olimpo delle riflessioni ideali per tornare ad occuparci delle nostre piccole e povere vicende che però, se lette in questo quadro più generale, appaiono meno piccole e insignificanti. Dunque riepilogando: da anni siamo sotto l'attacco dei media, trattati come lo scandalo pubblico numero uno di questo Paese, ignorati nelle scelte sindacali (quando non irrisi anzi) che comunque abbiamo compiuto responsabilmente negli ultimi anni improntandole alla logica della sobrietà e della solidarietà ed ignorati anche in quelle scelte che, a beneficio anche del bene collettivo, avremmo voluto compiere, erosi nelle nostre competenze da ingressi sempre meno controllabili di consulenti e personale cooptato politicamente, qualche volta anche puniti per avere svolto troppo bene il nostro lavoro (ricordo casi di dipendenti troppo esperti di regolamento che hanno pagato per questa loro competenza indipendente il prezzo del loro coraggio. Ricordo anche i recenti attacchi rivolti ai funzionari del Senato colpevoli di avere svolto il loro dovere di commentatori tecnici e indipendenti delle norme), rincorsi sulla pubblica via da sedicenti giornalisti addirittura ringraziati per avere reso un servizio informativo utile all'accertamento della verità (bella parola e bel concetto quello di “verità”), umiliati nella necessità di evitare di dire dove si lavora come se avere vinto un concorso tra i più rigorosi e difficili (forse secondo solo a quello di accesso alla magistratura) fosse una vergogna anziché motivo di grande orgoglio, umiliati nella necessità di consigliare anche i nostri figli in tal senso, per difenderli dall'irrisione quando non da aggressioni infamanti. Ci chiediamo se abbiate un'idea compiuta di quello che state facendo! E temiamo di doverci rispondere di sì, che ne avete piena contezza. Infatti, al di là delle belle parole che ogni tanto tirate fuori per obbligo di circostanza, state trattando tutti noi (come sindacalisti, come dipendenti, e soprattutto, quello che più importa, come uomini e donne in carne e ossa) senza alcun rispetto: per le continue anticipazioni di stampa (addirittura, qualche volta, arricchite da giudizi morali) sulle misure da adottare nei nostri confronti e per l'inganno che si compie nei confronti dei cittadini ai quali è comodo far intendere che noi siamo ormai solo dei semplici e costosi orpelli che comportano pochissimo valore aggiunto al servizio dell'Istituzione, orpelli che vanno tirati fuori dall'”enclave” (in cui secondo la Presidente della Camera noi si vivrebbe) a colpi di scure, utilizzando ogni strumento anche quello illegale. Se poi, in conseguenza dell'utilizzo di questi strumenti, l'esistenza delle persone che hanno assunto impegni di vita ed economici proporzionati e soppesati in ragione di una certezza giuridica, va in tilt, se va in tilt il loro equilibrio psicologico - perché qualcuno, per favore, ci convinca che è senza conseguenze negative lavorare in un clima simile, più e meglio che in passato, magari svolgendo anche mansioni superiori a quelle previste per la propria carriera, con allungamenti orari anche molto significativi e quotidiani e, come ringraziamento, venire additati come parassiti responsabili della sofferenza di chi non ha lavoro o è sottopagato e sfruttato - se in un momento di angoscia più forte degli altri venisse meno anche l'attenzione necessaria ad evitare errori fatali sulla strada, beh pazienza! Sono rischi da correre! Prezzi da pagare per un bene superiore, per salvaguardare un interesse più grande, l'interesse collettivo! Ma non è per il bene comune che compireste certe scelte! Questa è una menzogna e la vogliamo denunciare come tale. Si tratta di atti mirati, invece, a colpire proprio il personale dipendente perché quando si vuole praticare la solidarietà producendo equità sociale e ridistribuendo la ricchezza si hanno a disposizione strumenti molto semplici e tutti legittimi: - chiedere, tramite imposizione fiscale, un contributo a tutti, TUTTI, i cittadini che possono sostenerlo; - combattere strenuamente e con strumenti efficaci l'evasione, la corruzione e la speculazione finanziaria la quale consente delocalizzazioni e smembramenti di aziende anche floride, lasciando sul lastrico migliaia di lavoratori e famiglie; - combattere lo spreco, quello vero, ed anche gli interessi corporativi laddove si configurano effettivamente come tali. E a questo ultimo proposito sarebbe facile anche focalizzando l'attenzione sulla riduzione della spesa per il personale proporre soluzioni in termini di: 
- ripensamento della totalità dei servizi sulla base delle necessità istituzionali e solo di quelle (il Parlamento non è una fondazione culturale, spiegateci il senso, in tempo di austerità, di svolgere e sostenere spese per convegni, mostre e quant'altro);
  - monitoraggio con maggiore attenzione gli appalti che esternalizzano mansioni che i dipendenti sono in grado di svolgere o che prevedono spese di dubbia utilità; 
- riduzione delle spese per consulenza (alcune delle quali non proprio povere) e per contratti a tempo (nuovo modo di chiamare le consulenze); - messa in trasparenza di tutte le voci di spesa in bilancio e non solo le buste paga dei dipendenti (dove sono pubblicate, a proposito, le retribuzioni dei dipendenti dei Gruppi ad esempio? Noi riusciamo a leggere solo macroaggregati); - razionalizzazione della spesa per locazioni ed utenze che negli anni sono proliferate senza controllo; - attivazione immediata delle sinergie ed unificazioni fra uffici e servizi compatibili delle due Camere attraverso una riorganizzazione profonda delle Amministrazioni; - valorizzazione vera del personale dipendente con percorsi di carriera e condizioni di lavoro che ricreino, anziché distruggere definitivamente, quel senso di appartenenza che ha reso positivamente uniche le Amministrazioni parlamentari; - pianificazione, in ragione di questa valorizzazione dell'esistente, anche dei futuri ingressi sulla base di effettive necessità (sentiamo parlare di somme in bilancio che la Camera destinerebbe a nuove assunzioni! Risponde a verità? E qualcuno, nel caso, ce ne spieghi la ratio, perché non comprendiamo come in un momento in cui venite a tagliarci gli stipendi e state pensando di riordinare le due amministrazioni sia necessario procedere a nuovi ingressi tanto più se questo avvenisse con una penalizzazione del personale dipendente del Senato già al servizio dell'istituzione parlamentare). Se sarà fatto tutto questo sarà legittimo, allora, che ci veniate a parlare di equità e di solidarietà. Noi ad atti di solidarietà siamo sempre stati pronti, né mai ci siamo potuti rimproverare di agire senza senso responsabilità. Ve ne abbiamo dato atto, non potete averlo già dimenticato, anche con l'accordo ultimo di dicembre che ha comportato un risparmio di 14 milioni di euro a carico del solo personale del Senato). Ma di fronte allo stillicidio del prelievo continuo stile bancomat che ora diviene anche immotivato e illegittimo come in questo caso, diciamo basta! Basta allo svilimento della nostra dignità di persone, di cittadini e di lavoratori. Basta all'esposizione mediatica denigratoria, basta alla compressione inaccettabile degli spazi di dialogo, basta all'illegalità, alla demagogia e al cinismo che ne è diretta conseguenza. Noi a queste condizioni non ci stiamo più e siete voi a dovervi assumere la responsabilità della chiusura del confronto. La pace sociale e l'affezione per queste Amministrazioni finiscono qui. Ne seguiranno azioni coerenti: di protesta e soprattutto di denuncia che ci sentiamo a questo punto in dovere di fare da cittadini verso altri cittadini. CGIL Senato (letto per conto di tutte le OO.SS. del Senato)

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